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Il nemico di Calenda

Purtroppo Calenda ha un nemico difficile da affrontare e da sconfiggere, è lui stesso. In questi mesi ci ha abituato a presenze sul territorio di Roma alla scoperta di problemi che si trascinano da anni e che lui invece risolverebbe in un batter d’occhio. In particolare sono i video a impressionare, sempre in primo piano con lui che si muove su piazze rimaste incomplete o progettate male, su buche che sfidano il tempo. Una comunicazione improntata a una superficialità che è seconda solo alla presunta soluzione immediata messa in campo..
Dicevo che Carlo, di cui continuo ad apprezzare la voglia e la dedizione, è il peggior nemico di se stesso, e così a favore di telecamera, ha cominciato a disegnare dalla Piazza del Campidoglio scenari futuri di accorpamento di musei, collezioni d’arte, con lo scopo di spiegare ai turisti l’assetto di Roma ai tempi dei Romani (come se Roma non avesse poi una complessa stratificazione storica che merita forse la stessa attenzione dell’epoca dei fasti, ma lasciamo stare il merito che appunto in questo caso non c’è). Poi non contento ha discettato di come riunire i Fori Imperiali con quelli Repubblicani, il Colosseo… Insomma non si è fermato, anzi dinanzi al diluvio di critiche, alcune anche imbarazzate per la superficialità dell’interlocuzione, ha deciso di insistere e di aprire un dibattito. Verrebbe da dire il dibattito no, anche basta.
Calenda all’inizio della sua campagna elettorale si è fatto fotografare con qualche libro su Roma e ha scritto “studio matto e disperatissimo”. Ecco nonostante la buona volontà di studiare, per governare Roma non basta aver letto qualche libro, bisogna essere stati presenti e a volte in trincea per capire come una cosa anche giusta a Roma, e in tutte le strutture complesse, ha bisogno di essere preparata e costruita insieme a tutti i soggetti che hanno non solo competenza ma titolo, trattandosi di questioni cruciali nella vita della città.
Come dicevo non è il caso di entrare nel merito ma ricordo a Calenda, e ai molti interlocutori che hanno preso parola, che il Comune di Roma ha un piano di assetto dell’area archeologica centrale elaborato ai tempi di Veltroni, messo nel dimenticatoio da Alemanno e che durante la giunta Marino abbiamo ripreso. Viene da lì la chiusura di via dei Fori imperiali, e da lì possono venire tutte le altre scelte, un Piano di assetto che va dalle Terme di Caracalla, alla Domus Aurea, al Campidoglio a via Petroselli e a via dei Cerchi. Un piano che prevede i nuovi musei nell’ex Pantanella a via dei Cerchi. Un piano da cui è scaturita anche la sistemazione della rampa dell’Aventino (inaugurata durante la giunta Marino), quella che dal lungotevere porta al giardino degli aranci, una delle risalite più belle di Roma.
Come Roma Futura, la lista di cui sono capolista, ci impegneremo in consiglio comunale a riprendere quel progetto insieme al sindaco Roberto Gualtieri, perchè a Roma non servono i video ma la conoscenza a base delle scelte, anche radicali, come quella di dare un volto nuovo all’area archeologica centrale, non si tratta di improvvisare, ma di riannodare i fili interrotti e di saper governare.
Nella foto, tavola del piano di assetto complessivo da il “programma operativo generale degli interventi prioritari nell’area archeologica centrale” – Dip. Pianificazione e Attuazione Urbanistica – Comune di Roma.
GC
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